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venerdì 10 aprile 2009

Valerio Magrelli

S. Eustorgio

a Antonio Porta

Ora non ricordo il nome della chiesa
ma so che dava su una distesa,
un prato rovinato, e sotto,
diramandosi fino sotto il prato,
stava la cripta. Diramandosi,
l'albero di Jeffe o l'ostensorio,
un mozzo sepolto, araldico,
radiante (se "radiante" è il punto
della volta celeste da cui sembrano
divergere le traiettorie tracciate
dagli sciami di stelle cadenti).
Sostavamo parlando accanto all'asse
di quella cripta, cripto-perno
di un organo rotante.
Perché questa è la città,
sciame di stelle cadenti,
alveare astronomico.
"Si dovrebbe sempre partire da qui",
mi spiegava.



Ecco. Questa è una poesia di Magrelli che mi ricorda un luogo a cui io sono particolarmente legata.
Perchè da un luogo bisogna pur ripartire. L' importante è che non sia un luogo comune!


L' indovinello che segue invece , è il famoso " arrivederci" al Pd a cui facevo riferimento nel mio penultimo post:



Una poesia da congedo

di Valerio Magrelli

Lineamenti di topologia politica: Sartor Resartus.
Indovinello (11, 8)

Un bel paio di guanti, ma fallati (o fatati?):
quello sinistro tende a rovesciarsi,
col dentro che va in fuori.
L'altro no.
E alla fine si resta con due destre.

[Soluzione: bipolarismo italiano]


E pensare che in origine chi ha scritto questo indovinello pensava solo a un paio di guanti ...

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Laureata in Lettere presso l' Università di Catania e diplomata alla Scuola d'Arte drammatica " U. Spadaro" del Teatro Stabile di Catania.