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martedì 3 novembre 2009

Crocifisso via? Una soluzione estetica che fa anche un pò sorridere. Ma è sempre meglio di niente.

Credo che il problema non si risolva proibendo l' esibizione di un crocifisso nelle classi.
In albergo, a Udine, mi è capitato di seguire un' ottima trasmissione mattutina sull'insegnamento della religione nelle scuole. Dopo tremila giri di parole all' italiana ( eh sì: perché noi italiani siamo bravissimi a difendere ragioni vacue e strumentali.) sull' importanza del preservare la superiorità della religione cattolica nelle scuole, un giornalista di Libèration invitato alla trasmissione e interpellato de quaestione ha risposto più o meno nel seguente modo:

"In Francia c'è una cosa che fondamentalmente demarca la differenza di cultura tra il nostro Stato e il vostro. Sto parlando della laicità dello Stato. Per cui se in una scuola coesistono più etnie, si valuta di insegnare più religioni. Se non si trova un accordo, si sospende l' insegnamento della materia."

Di lì a poco, la trasmissione sarebbe finita. E nessuno a luci spente avrebbe realizzato che quel giornalista aveva appena demolito il senso di una discussione durata più di tre quarti d' ora.
Beato colui che ignora, dunque.
Io, però, provo un pò di vergogna, se permettete.

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Laureata in Lettere presso l' Università di Catania e diplomata alla Scuola d'Arte drammatica " U. Spadaro" del Teatro Stabile di Catania.